Risponde di abuso dei mezzi di correzione l’insegnante che impone all’alunno di scrivere cento volte "sono un deficiente"
(Cass. pen., sez. VI, 10.09.2012, n. 34492).
La Corte di Cassazione ha dichiarato che l’uso della violenza, fisica o psichica, finalizzata a scopi educativi configura un illecito penale. In particolare, il comportamento dell’insegnante che umilia, svaluta, denigra o violenta psicologicamente un bambino, causandogli pericoli per la salute, costituisce un abuso punibile ai sensi dell’art. 571 c.p., anche se compiuto con soggettiva intenzione educativa o di disciplina.
Alla dignità della persona del minore va, infatti, riconosciuta un'assoluta preminenza; inoltre, non è possibile perseguire, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo della personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà, utilizzando mezzi violenti e costrittivi che contraddicono palesemente tali fini.